Regola numero uno: DARE IL BUON ESEMPIO.
Il cattivo rapporto con lattuga, zucchine e tutto ciò che arriva dall'orto è una realtà molto comune, spesso però, il problema non sta nei più piccoli, ma nei più grandi.
Spetta infatti, agli adulti, per primi, riempirsi il piatto di vegetali e farli diventare una sana e colorata abitudine quotidiana.
Il rapporto conflittuale tra bambini e ortaggi è un dato di fatto: secondo la Confederazione Italiana Agricoltori, in Italia solo 3 bambini su 10 consumano verdura o frutta almeno una volta al giorno (dati del 2008).
Ma i bambini non odiano le verdure: è più facile che siano i genitori a non fargliele amare, come possiamo pretendere che i bambini mangino le verdure se nelle loro tavole hanno un ruolo marginale e se mamma e papà per primi non le consumano?
Il problema quindi, sta più negli adulti che nei bambini.
Il rifiuto è soprattutto una questione di mancata abitudine, le preferenze alimentari dipendono molto da quanto un cibo sia familiare e il processo di apprendimento del gusto inizia già nel grembo, e poi, attraverso il latte materno, i bambini allattati al seno da madri che assumo frutta e verdura, nell'infanzia ne mangiano più degli altri.
La dieta ideale di un bambino (e adulto) deve comprendere ortaggi sia a pranzo che a cena, una porzione di verdura cruda e una di verdura cotta a ogni pasto.
Da 1 a 3 anni 50 g. (a crudo), 100 g. da 4 a 6 anni, 150 g. da 7 a 9 anni, 200 g. da 10 a 12 anni, a porzione.
Altrimenti, un organismo infantile che non assume verdura a sufficienza va incontro a stipsi, obesità (per carenza di fibre) e tutto ciò che ne consegue dalla carenza di sali minerali e vitamine.
Inoltre, bisogna variare nell'assumere frutta e verdura, ma non proporre troppe alternative nello stesso pasto e non obbligare ad assumere un alimento decisamente sgradito.
Tratto da una bella intervista di Carola Uber alla Dottoressa Silvia Scaglioni (ricercatrice presso la Clinica Pediatrica Ospedale San Paolo di Milano), su SALUTE di Marzo 2010
Sei una mamma? Un papà?
Scarica l'interessantissima ricerca della Dottoressa Scaglioni in formato pdf su Alimentazione in età prescolare e scolare
Il cattivo rapporto con lattuga, zucchine e tutto ciò che arriva dall'orto è una realtà molto comune, spesso però, il problema non sta nei più piccoli, ma nei più grandi.
Spetta infatti, agli adulti, per primi, riempirsi il piatto di vegetali e farli diventare una sana e colorata abitudine quotidiana.
Il rapporto conflittuale tra bambini e ortaggi è un dato di fatto: secondo la Confederazione Italiana Agricoltori, in Italia solo 3 bambini su 10 consumano verdura o frutta almeno una volta al giorno (dati del 2008).
Ma i bambini non odiano le verdure: è più facile che siano i genitori a non fargliele amare, come possiamo pretendere che i bambini mangino le verdure se nelle loro tavole hanno un ruolo marginale e se mamma e papà per primi non le consumano?
Il problema quindi, sta più negli adulti che nei bambini.
Il rifiuto è soprattutto una questione di mancata abitudine, le preferenze alimentari dipendono molto da quanto un cibo sia familiare e il processo di apprendimento del gusto inizia già nel grembo, e poi, attraverso il latte materno, i bambini allattati al seno da madri che assumo frutta e verdura, nell'infanzia ne mangiano più degli altri.
La dieta ideale di un bambino (e adulto) deve comprendere ortaggi sia a pranzo che a cena, una porzione di verdura cruda e una di verdura cotta a ogni pasto.
Da 1 a 3 anni 50 g. (a crudo), 100 g. da 4 a 6 anni, 150 g. da 7 a 9 anni, 200 g. da 10 a 12 anni, a porzione.
Altrimenti, un organismo infantile che non assume verdura a sufficienza va incontro a stipsi, obesità (per carenza di fibre) e tutto ciò che ne consegue dalla carenza di sali minerali e vitamine.
Inoltre, bisogna variare nell'assumere frutta e verdura, ma non proporre troppe alternative nello stesso pasto e non obbligare ad assumere un alimento decisamente sgradito.
Tratto da una bella intervista di Carola Uber alla Dottoressa Silvia Scaglioni (ricercatrice presso la Clinica Pediatrica Ospedale San Paolo di Milano), su SALUTE di Marzo 2010
Sei una mamma? Un papà?
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