Confettura di mele con nocciole tostate

Ingredienti per 8-9 vasetti da 250 ml cadauno:
3 kg di mele un poco acidule (tipo Renette)
250 g di amaretti secchi
100 g di nocciole tostate
2 bicchieri di Moscato dolce (non spumantizzato o altro vino aromatico anche secco)
2 limoni
400 g di zucchero (anche di canna)
conservazione: 8-9 mesi

Lavate le mele, asciugatele bene con un telo, sbucciatele, dividetele in quarti, privatele del torsolo e tagliatele a pezzetti (o a fettine), dovreste ottenere 2 - 2,2 kg di mele pulite.

Raccogliete le mele in una casseruola in acciaio a fondo spesso, oppure, con rivestimento antiaderente, aggiungete lo zucchero, mescolate bene, poi, irrorate tutto con il succo dei limoni filtrato.

Mescolate ancora e lasciate macerare le mele per circa 2 ore al fresco (se fa caldo, mettetele in frigo).

Versate il Moscato sulle mele e portate a ebollizione, mescolando di tanto in tanto; lasciate cuocere a fuoco bassissimo per circa 1/2 ora, mescolando spesso.

A questo punto, le mele dovrebbero essere completamente disfatte; se non lo fossero, passatele al passaverdure montato con il disco a fori grandi.

Pestate gli amaretti con un batticarne per ridurli in polvere e aggiungeteli alle mele, insieme alle nocciole tritate grossolanamente.

Mettete di nuovo la confettura sul fuoco e cuocete ancora per qualche minuto, quindi, versatela, bollente, nei vasetti ben lavati e asciugati, chiudeteli con il coperchio, capovolgeteli e lasciateli raffreddare per una notte.

Oppure, copriteli con un telo, quando la confettura sarà fredda mettete i coperchi e sterilizzate (fate raffreddare i vasetti nell'acqua, poi, asciugateli e riponeteli in dispensa).

Lasciate riposare la confettura per qualche giorno prima di consumarla.

Il consiglio: per una giusta conservazione, vi consigliamo di controllare spesso i vasi in dispensa: al primo segno di fermentazione, buttate tutto, inoltre, svitando i tappi dai vasi, sappiate che l'aria deve uscire con un leggero sibilo, se il rumore è come un botto, la conserva si è alterata e non è più commestibile.

Fonte: In Tavola, settembre 2010


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